L’urbanistica: problematiche e presupposti
- Problematiche che hanno determinato e determinano la necessità di disciplinare le azioni di intervento nel terri-torio e negli insediamenti.
- La risposta alle problematiche attraverso regolamenti e piani.
- Natura e linguaggio della disciplina e della norma urbanistica – glossario essenziale.
L’urbanistica nel nostro Paese e i suoi strumenti
- Il quadro evolutivo della disciplina urbanistica dal dopoguerra in relazione agli avvenimenti e in risposta, tec-nica e giuridica, al continuo mutare dei problemi e della cultura.
- Gli strumenti di pianificazione alle varie scale nella loro evoluzione di contenuto e di disegno in relazione alla problematica del tempo; strumenti di controllo dell’attività edilizia.
- La pianificazione generale; i limiti tecnico giuridici all’attività di pianificazione.
- Dal PRG unico al suo sdoppiamento nei piani strutturale e operativo.
- Tematiche e piani di settore. Vincoli legislativi e vincoli urbanistici.
- Il regolamento edilizio.
- Il governo del territorio nella Regione Toscana.
L’evoluzione degli strumenti di pianificazione attraverso le esperienze nel nostro Paese
- Sintesi delle generazioni dei piani dal dopoguerra
- I piani nelle esperienze regionali
Il dispositivo tecnico e il disegno del piano
- Il dispositivo tecnico del piano; costruzione delle regole e delle scelte; caratteristiche della norma urbanistica.
- Il piano in relazione ai problemi posti dal territorio inteso come sistema; rapporto del piano con le aree di ga-ranzia ambientale, con quelle della produzione agricola e con le aree insediative, di servizio e relazione.
- Le problematiche e le garanzie di sostenibilità: la norma strutturale e quella operativa gestionale.
- Il ruolo dei soggetti e i processi partecipativi.
Bibliografia di riferimento
- A. Filpa e M. Talia, Fondamenti di governo del territorio. Dal piano di tradizione alle nuove pratiche urbanistiche, Carocci, Roma 2009.
- Edoardo Salzano, Fondamenti di urbanistica. La storia e la norma, Laterza, Bari 2003.
- Carlo Natali, L’analisi delle risorse nella formazione del piano strutturale, Ed. Alinea, Firenze 2004.
- Jan L. McHarg, Progettare con la natura, F. Muzzio ed., Padova 1989 (1° ediz. orig. N.Y. 1969).
Bibliografia consigliata
- L. Benevolo, Le origini dell’urbanistica moderna, Laterza, Bari 1978.
- H Bernoulli, La città e il suolo urbano, Corte del Fontego, Venezia 2006
- L. Spagnoli, Storia dell’urbanistica moderna (vol.2°), Zanichelli, Milano 2012
- A. Magnaghi, Il progetto locale, Bollati Boringhieri, Torino 2000.
- F. Steiner, Costruire il paesaggio: un approccio ecologico alla pianificazione del territorio, McGraw-Hill Libri Italia. Milano 1994.
- Patrizia Gabellini, Tecniche urbanistiche, Carocci, Roma 2001.
Obiettivi Formativi
Alla base della disciplina urbanistica è la consapevolezza che la limitazione delle possibilità soggettive di modificare il soprasuolo, a favore di una regolamentazione affidata ai pubblici poteri, consente di perseguire un maggior bene collet-tivo. I metodi e gli strumenti sono vari e dipendono dalle culture maturate dalle comunità nei tempi e luoghi diversi.
Partendo dalle problematiche che hanno determinato e determinano la necessità di disciplinare gli interventi negli inse-diamenti e nel territorio, il percorso formativo è orientato a fornire agli studenti le basi teoriche concettuali della disci-plina urbanistica, comprensiva dei necessari riferimenti storici e una prima conoscenza delle modalità con cui questa può rispondere alle istanze nelle varie situazioni contestuali attraverso gli strumenti e i metodi che le sono propri.
Tenuto conto che strumenti e metodi sono strettamente connessi agli obiettivi, che dinamicamente si rapportano nei tempi e nei luoghi alle istanze espresse dalla collettività e dalle sue istituzioni, obiettivo specifico del laboratorio è la loro sperimentazione alla scala locale, in una applicazione progettuale adeguata al livello formativo.
Alla conclusione del Laboratorio lo studente deve dimostrare di disporre delle conoscenze che gli consentano di struttu-rare il lavoro di costruzione del piano definendo la sequenza descrizione-interpretazione-prefigurazione-valutazione nel suo spessore scientifico, tecnico, amministrativo.
Il programma è concepito in modo integrato e non distingue pertanto i programmi dei singoli moduli didattici.
Prerequisiti
Unico prerequisito per sostenere l'esame è quello di aver sostenuto l'esame di Laboratorio dei Analisi del primo anno. Non ci sono prerequisiti per la frequenza
Metodi Didattici
L’organizzazione della didattica è mirata a che il processo di formazione e di sperimentazione necessario per sostenere l’esame avvenga durante lo svolgimento del corso di laboratorio.
Attraverso le modalità della didattica il laboratorio intende fornire agli studenti:
a) una formazione culturale di base, affidata alle lezioni teoriche e allo studio dei testi bibliografici;
b) un’informazione tecnica di base, affidata prevalentemente alle lezioni delle discipline caratterizzanti, ai riferi-menti tecnici forniti dal corso e alla bibliografia;
c) una formazione di base di carattere applicativo, affidata alle esercitazioni didattiche obbligatorie e all’eser-citazione annuale di laboratorio.
Il corso è pertanto articolato in cicli di lezioni teoriche, esercitazioni pratiche, revisioni collettive e discussioni.
a) Le lezioni teoriche sono finalizzate a formare gli studenti sulle problematiche e sui contenuti dell’urbanistica stori-cizzandone la dinamica e a fornire altresì gli strumenti tecnici, concettuali e metodologici necessari per le applicazione di laboratorio.
b) Le esercitazioni, vedi programma specifico, sono obbligatorie e finalizzate ad istruire gli studenti all’applicazione di alcuni strumenti disciplinari specifici e allo studio di una proposta progettuale nel campo della pianificazione urbanisti-ca. In dettaglio consistono in:
- eventuali esercitazioni individuali ex tempore in orario di lezione fatte su situazioni astratte e/o sul territorio scelto hanno la finalità di addestrare a elaborazioni tecniche specifiche o applicazioni/elaborazioni puntuali di norme;
- esercitazione annuale di laboratorio consistente in una esperienza di progetto in ambito di pianificazione generale da applicarsi nelle aree oggetto di studio nel Laboratorio di Analisi della città e del territorio. L’esercitazione sarà fatta utilizzando le analisi del quadro conoscitivo elaborate in esso, previa una sua eventuale messa punto finalizzata all’applicazione prevista. La sua esecuzione avverrà sia durante l’orario di laboratorio che con lavoro autonomo a casa.
c) Le revisioni collettive hanno la funzione di commentare e discutere problematiche e metodologie di interesse collet-tivo da applicare nei diversi contesti attraverso le elaborazioni concrete degli studenti;
d) Le discussioni programmate hanno lo scopo di dibattere e, eventualmente, chiarire i contenuti del corso e delle eser-citazioni anche sotto forma seminariale.
Potranno essere previste revisioni collettive con lo scopo di partecipare e discutere metodi seguiti, difficoltà incontrate e risultati, correggere gli errori più frequenti e, individuare le problematiche da porre alla base del progetto.
Altre Informazioni
La frequenza al laboratorio è obbligatoria. L’accertamento di frequenza è fatto durante lo svolgimento delle lezioni.
L’obbligo di frequenza è ottemperato quando le assenze non superano il 25% delle lezioni effettive. La mancanza o carenza di frequenza è condizione di esclusione dall’ammissione all’esame.
Sono esonerati dall’obbligo di frequenza gli studenti lavoratori certificati come tali, che dovranno concordare con i docenti le modalità di partecipazione al laboratorio.
Modalità di verifica apprendimento
L'esame è individuale anche se l’esercitazione annuale è di gruppo e verterà sugli argomenti trattati nelle lezioni teori-che e nella bibliografia e sulle esercitazioni obbligatorie: annuale di laboratorio e, eventualmente, fatte in ex tempore.
Per sostenere l'esame orale occorre:
a) aver ottemperato alle condizioni di obbligo di frequenza
b) aver fatto le esercitazioni obbligatorie previste nel programma di corso;
c) presentarsi al preesame di ammissione all'esame fissato prima di ciascun appello con gli elaborati scritti e grafici prescritti completi in ogni loro parte. Gli elaborati dell’esercitazioni annuale dovranno essere eseguiti in formato digita-le e stampati su supporto cartaceo unificato.
Programma del corso
CORSO DI LAUREA TRIENNALE IN PIANIFICAZIONE DELLA CITTA’, DEL TERRITORIO E DEL PAESAGGIO (classe L21)
LABORATORIO DI URBANISTICA anno accademico 2015/16
Prof. Carlo Natali (coordinatore) – Tecnica urbanistica (9cfu) e Urbanistica (3cfu)
Prof. Valeria Lingua – Urbanistica (3cfu)
Dott.ssa Marina Visciano (tutor - cultrice della materia)
Dott. Simone Rossi (cultore della materia)
Dott. Matteo Scamporrino (esperto)
Programma dell’esercitazione
L’esercitazione si articola nell’elaborazione di una serie di tavole, alcune norme di attuazione del piano operativo e una relazione. Durante il corso è prevista la consegna periodica progressiva delle tavole previste nell’esercitazione.
1. Inquadramento del contesto territoriale (scala 1.50.000 o più ampia)
L’inquadramento dovrà prendere in considerazione i caratteri principali del contesto fisico-ambientale e funzionale nel quale è localizzato il centro abitato scelto e che interagiscono con le problematiche della pianificazione.
Per tale inquadramento dovrà essere elaborata una tavola in scala e ambito territoriali adeguati a rappresentare le carat-teristiche del contesto preso in esame e i temi da analizzare.
Selezionando le informazioni ritenute necessarie alla descrizione dei temi trattati in questa prima tavola, dovranno esse-re rappresentati:
- Un numero adeguato di fasce altimetriche (3-5) che evidenzino i tratti principali del contesto fisico: aree di fondovalle, di versante, di crinale ed eventuali altre variazioni significative della morfologia del territorio;
- Idrografia principale;
- Eventuali emergenze ambientali individuate dalla pianificazione sovraordinata (piano di indirizzo territoriale o piano territoriale di coordinamento) e altre eventuali aree contigue che fanno parte dello stesso contesto am-bientale;
- Rete infrastrutturale della mobilità territoriale con i relativi nodi stradali e i punti di scambio fra le diverse mo-dalità di trasporto, classificata per tipologia e per importanza, con esclusione di quella d’interesse locale;
- Localizzazione dei principali servizi dell’istruzione, sanitari, culturali, sportivi e del tempo libero, tecnologici ecc., che hanno un ruolo d’interesse sovracomunale;
- Centri abitati ricadenti nell’area considerata, collegati dalla stessa rete infrastrutturale e classificati per dimen-sione demografica.
2. Vincoli giuridici e urbanistici (scala 1:10.000)
La carta è volta all’individuazione e alla rappresentazione dei vincoli disposti per via legislativa (ricognitivi e confor-mativi) e dei vincoli urbanistici definiti dai piani sovraordinati (PIT regionale, PTC provinciale e Piano di assetto idro-geologico), che la pianificazione comunale deve obbligatoriamente accogliere. Le scelte strategiche del piano comunale dovranno tenerne conto ed essere compatibili con essi.
La carta si costruisce predisponendo una legenda che distingua i diversi tipi di vincolo, riportando le limitazioni territo-riali comportanti ai fini dell’uso delle risorse e specificando i contenuti di ciascun vincolo, i riferimenti ai provvedimen-ti legislativi o ai piani che li definiscono e gli effetti che ciascuno di essi produce.
Le fonti da utilizzare sono gli stessi provvedimenti legislativi per i vincoli “conformativi”, i provvedimenti d’individuazione dei beni e territori interessati per quelli “ricognitivi”, i piani sovraordinati (PIT o PTC) o di settore per quelli urbanistici.
Potranno inoltre essere consultati anche gli strumenti di pianificazione locale, tenendo conto che in questi piani possono essere contenuti errori o inesattezze e che talvolta non sono specificate né la natura né l’origine dei vincoli riportati. In tal caso si dovrà fare attenzione per escludere i vincoli disposti specificamente dalla pianificazione locale.
3. Quadro conoscitivo del centro abitato (scala 1:2000)
Le carte di quadro conoscitivo dovranno essere eseguite con l’intento di ricavare da esse parte della domanda alla base delle scelte progettuali strategiche. Per questa fase del lavoro dovranno essere elaborate alcune carte utilizzando le fonti cartografiche e le eventuali foto aeree disponibili, oltre che le rilevazioni dirette, fondamentali per la comprensione dei fenomeni. Le recenti visioni satellitari disponibili online potranno essere di grande aiuto. Ciascuna carta dovrà includere una semplice tabella contenente la sintesi delle criticità (negatività da risolvere) e delle sensibilità (positività da valoriz-zare) emergenti da ogni specifica analisi, tenendo conto che l’incrocio delle tre carte ne faranno emergere altre.
Ogni carta deve contenere un sintetico ideogramma interpretativo dei fenomeni tematici emergenti.
La cartografia di base deve essere rigorosamente la CTR 2k completa delle curve di livello e di ogni altra simbologia presente a descrivere il territorio urbano considerato e le aree ad esso strettamente legate; altri tipi di supporto quali la CTR 10k, la cartografia catastale o l’ortofoto possono essere utilizzate come fonti d’informazione tematica e non come basi per le elaborazioni.
In queste carte dovranno essere analizzate e rappresentate:
a) Organizzazione e criticità funzionali
Per la sua elaborazione dovrà essere individuata l’entità minima urbanistica del lotto, utile anche per le carte successive. Per questo occorre sovrapporre la mappa catastale a quella aerofotogrammetrica, tenendo conto della diversità delle due fonti cartografiche. La carta dovrà indicare e delimitare quali sono le funzioni presenti nel centro abitato e come sono organizzate, le relazioni con il contesto; ne dovrebbe emergere il ruolo che il centro svolge nel territorio: le sue potenzialità e le sue dipendenze. Nella tavola dovranno essere specificate - tramite una legenda “ad albero” - le diverse funzioni e condizioni di uso del suolo in modo da distinguere: le aree edificate e non, quelle a destinazione pubblica e a funzioni riconosciute d’interesse collettivo, quelle a ca-rattere privato per residenza e per le diverse attività e quelle con funzioni miste, da classificare razionalmente. Dovranno essere inoltre individuate e classificate le aree interessate da fenomeni di utilizzazione marginale - non riferibili alle precedenti destinazioni d’uso - in condizioni di degrado, in situazione critica o di abbandono.
Nella carta dovrà essere evidenziato il perimetro del territorio urbanizzato così come definito nell’articolo 3 c. 3 della LR toscana 10.11.14 n. 65.
La tavola dovrà contenere una tabella di verifica degli standard - in conformità con quanto disposto nel DM 2.04.1968 n. 1444 - dalla quale emergano eventuali carenze nella dotazione dei servizi essenziali. A tali caren-ze si dovrà far fronte attraverso la strategia del progetto e, conseguentemente, con il piano operativo.
b) Evoluzione e stratificazione delle strutture urbanistiche
L’analisi dell’evoluzione dell’assetto urbano evidenzia la dinamica delle trasformazioni degli insediamenti, tra cui quelle dei centri abitati hanno avuto certamente un ruolo di maggior rilievo. Da questa analisi emerge che il loro assetto è dinamico e che lo stato attuale rappresenta un momento di passaggio fra quanto avvenuto nel passato e quanto previsto e/o progettato per il futuro. Di questa evoluzione l’espansione è, sì, l’aspetto più evi-dente, ma spesso non il più importante nei confronti delle trasformazioni avvenute al loro interno. L’analisi ap-profondisce il significato storico dei “segni” costruiti esistenti e dei tessuti urbanistici, che si sono formati e stratificati nel tempo a seguito di processi di sviluppo consapevole e a regole di trasformazione condivise o sul-la spinta di fenomeni di crescita spontanea e incontrollata. In questa carta dovranno essere ricostruite:
a) Le fasi di sviluppo del centro abitato (ricostruzione dell’evoluzione). In particolare dovranno essere indi-viduati e distinti i periodi storici ritenuti più significativi per la crescita urbanistica. Per ognuno di questi periodi deve essere analizzato e descritto in modo sintetico il rapporto fra società e modello di sviluppo urbano corrispondente, specificando anche gli spazi di vita che hanno avuto un ruolo dominante in quel periodo.
La ricostruzione delle successive fasi di sviluppo può basarsi su fonti cartografiche o su fonti scritte – formulando anche ipotesi deducibili da queste - oppure su studi pubblicati. L’evoluzione deve essere rap-presentata con schemi/ideogrammi e su estratti di cartografia (in scala 1:10.000 o 1:5.000).
b) La stratificazione nel tempo delle strutture urbanistiche. L’analisi consisterà nel riconoscere nel tessuto at-tuale e nel datare le diverse strutture urbanistiche che si sono sviluppate e sovrapposte nel tempo. Sarà fi-nalizzata a riconoscere i segni dello sviluppo storico del luogo, presenti nell’attuale assetto urbanistico. Saranno pertanto individuati e datati i segni permanenti e le strutture urbanistiche dei tessuti esistenti: aree edificate e loro pertinenze, percorsi e altre infrastrutture, servizi e attrezzature pubbliche, modifiche alle acque superficiali, canali zzazioni artificiali, ecc.
Le fonti da consultare - oltre agli studi e i documenti di storia locale – sono la cartografia IGM, la cartografia catastale degli stati preunitari (Catasto Generale Toscano dello stato lorenese per la Toscana) e quella di im-pianto più recente (1935-36), le varie mappe pregeodetiche (es. Capitani di Parte Guelfa della fine XVI secolo per il Granducato Mediceo) e gli eventuali repertori d’immagini disponibili. Nella stessa tavola può essere sin-tetizzato il percorso metodologico effettuato per la sua elaborazione e possono essere contenute anche alcune foto o estratti utilizzati per l’analisi e l’interpretazione dei segni.
c) Morfologia del tessuto urbano e livelli di strutturazione
Con quest’analisi si dovranno studiare le regole, che sono alla base della configurazione morfologica del tessu-to urbano e delle sue parti. Dovranno essere individuate e studiate le regole di formazione e trasformazione dell’impianto urbanistico emergenti dalla dinamica evolutiva, dalle relazioni funzionali e sociali affermatesi nelle successive fasi di sviluppo. Dovranno in particolare essere analizzate le diverse componenti degli spazi liberi/inedificati e le tipologie insediative, che ne costituiscono la tessitura, e le loro aggregazioni in tessuti coerenti o meno. Con l’analisi delle tipologie insediative dovranno essere individuati e classificati i modelli di insediamento edilizio che la popolazione - nelle sue stratificazioni, relazioni sociali ed economiche e compor-tamenti di vita quotidiana - ha espresso nel tempo in risposta alle necessità di abitare, sviluppare attività pro-duttive e dotarsi di servizi e al bisogno di relazioni sociali e di organizzazione politica. Oltre alle parti struttura-te potranno essere classificate anche le aree non strutturate, eterogenee o che si sono formate senza regole rico-noscibili.
Le fonti da utilizzare sono quelle cartografiche, le eventuali foto aeree e le rilevazioni dirette.
d) Densità edilizia
La densità edilizia esprime la quantità di edificazione insistente sul suolo urbano per unità di superficie territo-riale (St) o fondiaria (Sf). Per mettere in relazione tale parametro con la morfologia del centro abitato, occorre riferirlo alla superficie fondiaria dei singoli lotti o di porzioni di tessuto urbano con le stesse caratteristiche morfologiche. Può essere espressa in termini d’indice di utilizzazione fondiario (Uf) o d’indice di fabbricabili-tà fondiario (If). La densità si costruisce attraverso l’elaborazione dei dati tratti dalla carta numerica e la co-struzione di una tabella contenente gli indici collegati alle rispettive superfici fondiarie. I dati dovranno essere raccolti in classi, che saranno rappresentate nella tavola con retini a intensità digradante in modo da renderne evidenti le diverse densità, da cui poter trarre le valutazioni di congruità/criticità.
4. Quadro di progetto
Gli elaborati di progetto sono quelli ritenuti fondamentali per simulare i principali contenuti e metodi attualmente ac-creditati in materia di strumenti di pianificazione urbanistica locale, oggetto anche di lezioni teoriche. Più in particolare sono quelli necessari a definire la distinzione fra il piano che stabilisce regole e strategie di lunga durata (strutturale), non conformativo dello stato di diritto dei suoli, e il piano che dà operatività alle previsioni temporalmente definite e alla gestione del costruito, conformativo. In riferimento a quanto prescritto dalla già citata LR 65/2014 della Regione Toscana tali strumenti sono rispettivamente il piano strutturale (artt. 92-94) e il piano operativo (artt. 95-96).
Ferma restando la stretta relazione fra il quadro conoscitivo e quello di progetto, gli studenti dovranno prendere visione e studiare gli analoghi elaborati dei piani vigenti nel comune scelto, cogliendo in tal modo l’occasione di capirne i con-tenuti e i metodi di elaborazione anche in relazione a quanto emergente dal quadro conoscitivo ad essi accluso e parte integrante.
a) Invarianti strutturali – Regole di sistema (scala 1:10.000)
L’assetto del territorio ereditato dal passato si è configurato nel tempo per effetto di processi fisici, biologici e storici che sono destinati a continuare in futuro, in parte per evoluzione naturale delle risorse essenziali che lo compongono, in parte per effetto delle azioni di trasformazione che con esse interagiscono. Attraverso tali processi in ogni luogo si è ve-nuta formando una “struttura identitaria” caratterizzata nelle sue diverse parti da comportamenti ambientali differenti, che determinano le condizioni alla base delle diverse configurazioni morfologiche e funzionali. Per effetto di tali diffe-renze alcune parti del territorio possono essere destinate a un solo uso, altre invece possono rispondere a usi molteplici, che le diverse società hanno interpretato e materializzato in forme identitarie originali in risposta alle loro necessità.
Nella carta sono individuate e classificate le aree nelle quali sono identificabili comportamenti territoriali e funzionali omogenei (sistemi) e le loro eventuali sottocategorie (subsistemi). Le regole emergenti dai diversi sistemi e sub-sistemi territoriali e funzionali costituiscono uno dei contenuti fondamentali delle invarianti strutturali, definite nell’art. 5 della LR Toscana n. 65/14, parte integrante dello Statuto del territorio del Piano strutturale (artt. 6 e 92).
L’articolazione in sistemi e in subsistemi deve essere individuata in riferimento alle regole che le varie parti del territo-rio esprimono in termini di possibilità di trasformazione/tutela, regole di garanzia costituenti uno dei requisiti fonda-mentali delle invarianti strutturali. Tali regole costituiscono la cornice di riferimento entro cui dovrà essere elaborata la strategia del piano: questo significa prevedere quali azioni – interventi fisici e funzioni compatibili - sono ritenute ne-cessarie o possibili al loro interno per perseguire gli obiettivi di sostenibilità.
La carta si costruisce partendo dai contenuti delle tavole del Laboratorio di Analisi, con particolare riferimento a quella dei sistemi ambientali, conclusiva di una parte del percorso didattico del I anno.
Le regole saranno sintetizzate in un abaco, in cui saranno rappresentate con: simbolo, titolo, caratteri e problematiche, comportamento della pianificazione in termini di interventi prescritti/possibili, funzioni prescritte/compatibili. Potranno essere resi espliciti anche gli effetti prevedibili in seguito alle azioni proposte.
Per le varie articolazioni territoriali in particolare dovranno essere evidenziate le aree in funzione dei limiti di azione possibile: dove sono prevalenti le azioni di tutela, dove sono possibili quelle di modificazione/integrazione e dove sono possibili o necessarie trasformazioni dell’assetto attuale; trattandosi in ogni caso di azioni compatibili con le regole pro-fonde di sistema.
L’identificazione dei sistemi territoriali e funzionali potrà infine essere arricchita dalla componente paesaggistica desu-mibile dalle unità di paesaggio.
b) Invarianti strutturali – Regole per il patrimonio invariante (territorio: scala 1:10.000, centro abitato: scala 1:2.000)
La tavola delle regole invarianti strutturali del patrimonio individua la struttura resistente del territorio, cioè quella par-te del patrimonio territoriale, cui il piano deve assicurare continuità, perché espressione di prestazioni che per varie ra-gioni devono essere durevoli nel tempo attraverso una disciplina adeguata alla loro natura e caratteristiche. A esse e alle regole per la loro riproducibilità nel tempo infatti viene attribuita - per ragioni diverse che sono da individuare e classi-ficare - la capacità di contribuire alla sostenibilità dello sviluppo locale e alla permanenza dell’identità dei luoghi e delle comunità insediate. La carta esprime quindi le regole di riproducibilità delle risorse stesse ed è quindi una sorta di pro-getto delle diverse invarianti, a cui devono essere garantite forme differenziate di tutela.
Considerando soltanto la porzione di territorio concordata con i docenti, l’elaborazione della carta parte dalla tavola che identifica il patrimonio identitario dei luoghi, già predisposta nel lavoro del Laboratorio di Analisi del I anno. La carta si costruisce sviluppando un ragionamento sulle risorse essenziali del territorio: suolo, acqua, ecosistemi della fauna e della flora, insediamenti, paesaggio e documenti della cultura, infrastrutture. Conseguentemente nella legenda devono essere distinti i diversi tipi d’invarianti in funzione della/e prestazione/i. Ad esempio: storiche/storicizzate, cul-turali, fisico ambientali, paesaggistiche, funzionali, sociali, ecc. In senso topografico si possono distinguere invarianti puntuali, lineari o areali.
Per ogni invariante dovranno essere specificate le prestazioni che ogni tipo di risorsa individuata deve continuare ad as-sicurare nel tempo e le forme di tutela - istituite in termini di azioni compatibili e di uso – che sono finalizzate ad assi-curare continuità a tali prestazioni.
Nella tavola in scala 1:2000 dovranno essere indicate anche le aree in cui sono possibili azioni di modificazio-ne/integrazione e quelle dove sono possibili o necessarie trasformazioni dell’assetto attuale.
c) Ideogramma di pianificazione strategica
Si tratta di elaborare uno schema che sintetizzi le idee-guida del progetto per il centro abitato, costituenti le linee strate-giche di lungo termine, anch’esse parte integrante della pianificazione strutturale. Esso deve essere coerente con le re-gole statutarie disposte con le tavole delle regole invarianti di sistema e del patrimonio. Alcuni di questi obiettivi – elencati qui sotto – sono congruenti con i principi dello sviluppo sostenibile e le finalità complessive di governo del ter-ritorio regionale disposte dalla LR 65 citata. Sono pertanto gli stessi per tutti i comuni presi in esame. Per ogni centro abitato ciascun gruppo dovrà individuare inoltre obiettivi specifici da perseguire in risposta alle problematiche desumi-bili dai contenuti delle tavole del quadro conoscitivo (tavole 3a/d) e dalla conoscenza diretta del centro.
Le scelte strategiche - uguali per tutti i centri presi in esame - sono:
a. Lo sviluppo del centro deve essere sostenibile. Non deve pertanto prevedere nuove espansioni oltre i suoi con-fini attuali, se non allo scopo di un eventuale adeguamento dei servizi e delle attrezzature collettive e per la ri-composizione ragionata del perimetro urbano stesso.
b. L’organizzazione dei servizi deve essere alla base del disegno di progetto e deve costituire una rete organica, per quanto possibile collegata pedonalmente. Il verde urbano rappresenta una componente essenziale della rete dei servizi e deve costituire, nei limiti del possibile, parte integrante della rete ecologica territoriale.
c. Deve essere individuato un “luogo centrale”, riconosciuto come tale dalla popolazione, e tale deve essere con-siderato nel disegno urbano e in relazione alla localizzazione dei servizi; nel caso di una sua riconosciuta debo-lezza, ne potrà essere previsto il potenziamento funzionale/morfologico.
d. Non possono essere previste nuove infrastrutture viarie se non allo scopo di migliorare l’accessibilità al centro o per rendere più organica la rete dei servizi e per migliorarne la funzionalità. Per semplicità l’eventuale traffi-co di attraversamento provocato da una strada d’interesse territoriale si dovrà intendere deviato su una viabilità tangenziale esterna, da non prevedere nell’ideogramma, anche se ora non esistente. Potrà invece essere poten-ziata la rete di mobilità dolce (pedonale, ciclabile, aree 30, ecc.).
e. Devono in particolare essere identificate le aree che saranno oggetto d’interventi di riqualificazione urbana e quelle che nel lungo periodo potranno assumere rilevanza strategica.
f. Gli elementi naturali - eventualmente presenti nel centro o nei suoi pressi - (corsi d’acqua, boschi o altro), in genere trascurati dalla pianificazione e/o nella comune considerazione, devono essere pensati quali opportunità ai fini del progetto di piano e potranno essere integrati nel complessivo disegno urbano.
L’ideogramma, sintetico e selettivo ma senza perdere la complessità, comprende tutto il centro abitato e rappresen-ta il vero progetto urbanistico strategico di riferimento nei tempi lunghi.
Le linee strategiche espresse dall’ideogramma sono anch’esse parte integrante della pianificazione strutturale (art. 92 c. 4 della LR 65/14) e, come tali, non sono conformative dello stato di diritto del suolo. Pertanto esso dovrà es-sere elaborato in scala ridotta e privo di riferimenti cartografici e dovrà essere in grado di evidenziare risposte ade-guate alla domanda lasciando la necessaria flessibilità per le specifiche localizzazioni operative.
L’ideogramma strategico può essere elaborato anche all’interno della tavola successiva.
d) Piano urbanistico operativo (scala 1:2000)
In questa carta ciascun gruppo svilupperà le previsioni riferite al centro abitato contenute nell’ideogramma strategico in termini di piano urbanistico operativo (vedi l’art. 95 della LR 65/2014). Nel caso di centro abitato troppo vasto il piano operativo potrà riferirsi a una porzione organica del centro abitato concordata con i docenti. Le previsioni dovranno es-sere pertanto coerenti con l’ideogramma strategico di progetto. Il piano operativo dovrà essere elaborato in forma di zo-nizzazione, articolando e classificando le aree secondo le regole prevedibili per gli interventi di tutela, modificazione, trasformazione dei tessuti urbani o delle zone individuate ritenute necessarie o compatibili con gli obiettivi strategici e la domanda emergente tavole di quadro conoscitivo. A ognuna delle aree individuate, corrisponderebbe pertanto una specifica norma per l’attuazione delle previsioni, alcune delle quali saranno da sviluppare. Queste dovranno essere scel-te preferenzialmente fra le aree di riqualificazione urbana, gestione dell’edificato esistente e aree destinate a verde pub-blico e/o alla formazione di parchi urbani. L’articolazione in zone – che saranno ordinate in modo organico nella legen-da - dovrà essere compatibile con quanto previsto in termini statutari nelle tavole delle invarianti strutturali.
e) Norme di attuazione
Per tre zone della classificazione elaborata nel piano urbanistico operativo del centro abitato, dovranno essere studiate anche le norme finalizzate a dare attuazione alle previsioni. Le due norme dovranno interessare:
a) Una zona destinata alla gestione di un tessuto edificato esistente con possibilità di modificazione;
b) Una zona edificabile interna al perimetro urbano o edificata con possibilità di riqualificazione urbana;
c) Una zona a verde pubblico o parco urbano o green way di nuova previsione.
Ciascuna norma dovrà essere articolata nei seguenti punti: titolo dell’area, oggetto, funzioni compatibili (o prescritte), interventi ammissibili (o prescritti), prescrizioni per gli interventi, strumento/i d’attuazione, altre prescrizioni.
f) Relazione
Nella relazione devono essere spiegato il percorso seguito e descritte le motivazioni che sono alla base del progetto di piano alle due scale d’intervento utilizzate: caratteri fisici e geografici dello stato di fatto del territorio e del centro abita-to, organizzazione funzionale e caratteri morfologici del centro abitato in riferimento al suo contesto, problemi emersi e criticità, obiettivi e soluzioni proposte nelle scelte di progettazione complessiva e di dettaglio, eventuali indirizzi per la parte operativa (lunghezza max.: 10 cartelle, formato A4).