I contenuti sono organizzati in due macro-contenitori:
1) L’urbanistica contemporanea: i presupposti e le pratiche
2) Il piano operativo come infrastruttura decisionale e guida alla trasformazione fisico-economica-sociale prospettiva sostenibile.
I contenuti sono una diretta conseguenza del Laboratorio del primo semestre tenuto da Alberto Ziparo, che ha esplorato gli aspetti conoscitivi e programmatici e quelli del diritto e delle regole propri del livello della pianificazione strutturale.
La Bibliografia si riferisce all'intero LABORATORIO DI URBANISTICA che è composto da tre moduli: Urbanistica (6 cfu) Prof. Giuseppe De Luca; Tecnica Urbanistica A (6 CFU) Prof.ssa Valeria Lingua, e Tecnica Urbanistica B (3 CFU) Prof.ssa Elisa Caruso.
• F. Selicato, F. Rotondo, Progettazione urbanistica. Teorie e tecniche, McGraw-Hill, Milano 2010
• F. Rossi Prodi, G. De Luca, G. Gorelli, M. De Santis, S. Stanghellini, Abitare sociale. Modelli architettonici e urbanistici per l’abitare sociale, Altralinea, Firenze 2014 (e.book)
• P. Gabellini, Le mutazioni dell'urbanistica, Carocci, Roma 2018
• R. Sennett, Costruire e abitare. Etica per la città, Feltrinelli, Milano 2018.
• G. De Luca, «Decalogo per l’urbanistica», in C. Perrone, G. Paba (a cura di), Confini, movimenti, luoghi, Donzelli, Roma 2019.
• F. Cicione, L. De Biase, Innovazione armonica. Un senso di futuro, Rubbettino, Soveria Mannelli 2021.
A questi testi bisogna aggiungere alcuni utili manuali, scaricabili gratuitamente in rete, e materiali utili alla redazione di un piano operativo:
- Agenda 2030, https://www.aics.gov.it/home-ita/settori/obiettivi-di-sviluppo-sostenibile-sdgs/;
https://www.un.org/sustainabledevelopment/sustainable-development-goals/
- Agenda 2030 Italia, https://asvis.it/agenda-2030/ ;
https://www.istat.it/it/benessere-e-sostenibilit%C3%A0/obiettivi-di-sviluppo-sostenibile/quali-sono-i-17-goals
Osservatorio Città Sostenibili, Il manuale urbanistico invisibile. La sintassi della città disgregata, Working paper P06/07 http://www.ocs.polito.it/biblioteca/wp/paesaggio/wp_p0607.pdf
- Commissione Europea, https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/european-green-deal_it e https://europa.eu/new-european-bauhaus/index_it
- Environment, Heritage and Local Government, Urban Design Manual. A best practice guide, Part 1 e Part 2, May 2009 http://www.environ.ie/en/Publications/DevelopmentandHousing/Planning/
- Regione Toscana, Piano di Indirizzo Territoriale, Abachi delle invarianti http://www.regione.toscana.it/-/piano-di-indirizzo-territoriale-con-valenza-di-piano-paesaggistico
Altre letture consigliate
• P. Colarossi, A. Latini, La progettazione urbana, vol. 1 “Principi e storie” cap. 3; vol. 2 “Metodi e materiali” cap. 2 e cap. 5; vol. 3 “Declinazioni e strumenti” cap. 2, Il Sole 24 Ore libri, Milano 2008-2010
• A. Magnaghi, Il principio territoriale, Bollati Boringhieri, Torino 2020
• F. Steiner, Costruire il paesaggio: un approccio ecologico alla pianificazione del territorio, McGraw-Hill, Milano 1994
Obiettivi Formativi
Secondo l’attuale normativa che regola il sistema delle professioni i laureati triennali in pianificazione (art. 16, comma 5, lettera b, del DPR 328/01) svolgeranno «1) attività basate sull’applicazione delle scienze volte al concorso e alla collaborazione alle attività di pianificazione; 2) la costruzione e gestione di sistemi informativi per l’analisi e la gestione della città e del territorio; 3) l’analisi, il monitoraggio e la valutazione territoriale ed ambientale; 4) procedure di gestione e di valutazione di atti di pianificazione territoriale e relativi programmi complessi».
Non c’è una attività specifica di progettazione urbanistica, ma essa è implicita. Per questo il Laboratorio di Urbanistica sarà indirizzato a svelare questo “riferimento implicito” che è necessario conoscere e quanto-meno saper utilizzare (nei suoi presupposti teorici, tecnici, normativi e strumentali) per una buona formazione di un sapere specialistico indirizzato alla progettazione urbanistica. Infatti la progettazione diventa essenza centrale delle competenze del laureato magistrale che, tra l’altro, indica come competenze professionali anche le «strategie, politiche e progetti di trasformazione urbana e territoriale» (art. 16, comma 2, lettera c, DPR 328/01), che sono proprio il fulcro centrale del Corso.
Per dirla con le parole di Jonathan Barnett . tutto ruota intorno all’edificio: il ruolo del pianificatore è quello di «designing cities without designing building» (1974:29); quello dell’architetto più semplicemente di «building designer».
Il pianificatore urbanista, comunque, non deve dimenticare, come ricorda G. Astengo, che bisogna sempre «demandare ad ogni piano di area vasta o d’insediamento urbano la precisa definizione degli obiettivi generali e specifici delle operazioni che il piano intende realizzare. Obiettivi, questi, che solo con la concretezza della realtà dei luoghi cessano di essere generici, per assumere sostanziosa pregnanza rispetto alla specificità delle situazioni locali» (1991:318). Cioè deve esserci un collegamento non banale tra grandi strategie d’azione e la minuta progettualità operativa locale: l’una non sta senza l’altra e viceversa.
Il laboratorio ha una pretesa: quella di rendere gli studenti capaci di misurarsi con gli argomenti della pianificazione operativa e del suo governo per definire un diverso presente. Ciò perché i territori italiani stanno vivendo una fase del tutto nuova. Dopo alcuni decenni in cui città e paesi hanno accompagnato un ciclo economico sostanzialmente espansivo, tradotto in una progressiva estensione dei territori urbanizzati, finalmente si volge lo sguardo all’esistente e a quello che si è patrimonializzato. La lunga crisi pandemica legata al Covid-19 hanno accentuato questo processo e tendenzialmente reso irreversibile.
Ormai è chiaro che non si può più contare sui fattori tradizionali di crescita e di trasformazione urbana determinati dalla propensione privata agli investimenti, prevalentemente immobiliari, e dalle ricadute che tali investimenti potevano generare sui singoli territori. Nel futuro, in regime di risorse scarse e in risposta all’uscita dalla pandemia, riuscirà a emergere chi sarà in grado di proporre fattori di qualità piuttosto che di quantità e soprattutto chi riuscirà a mobilitare e a governare nuova rendita nei territori urbanizzati, attivata nelle forme intelligenti e diversificate dei luoghi.
Nel futuro, in regime di risorse scarse e in risposta all’uscita dalla pandemia, riuscirà a emergere chi sarà in grado di proporre fattori di qualità piuttosto che di quantità e soprattutto chi riuscirà a mobilitare e a governare nuovo reddito nei territori urbanizzati e nei territori aperti. Reddito attivato in nuove forme intelligenti di interpretazione dei luoghi e con un nuovo obiettivo generale: la transizione ecologica che è sostanzialmente fatta da più transizioni: digitale e tecnologica, verde e circolare, sociale ed economica. Il doppio paradigma entro cui si colloca la contemporaneità è, da una parte, quello della rigenerazione attraverso molteplici forme di recupero, riqualificazione, rivitalizzazione, riabilitazione, ristrutturazione di quello che ha perso senso nell’evoluzione del trend economico e sociale; e, dall’altro, quello deve essere inclusivo, generativo, coesivo e armonico dello sviluppo e della crescita economica, in una logica di impatto, cioè del principio “Do Not Significant Harm”, quindi che non provoca danni all’ambiente. In fin dei conti cominciare ora a delineare un diverso presente, che nella proposta del corso deve avere come punto di riferimento il cosiddetto “Natural and Cultural Based Solutions”.
Alla base della disciplina urbanistica è la consapevolezza che la limitazione delle possibilità soggettive di modificare il soprasuolo, a favore di una regolamentazione affidata ai pubblici poteri, consente di perseguire un maggior bene collettivo. I metodi e gli strumenti sono vari e dipendono dalle culture maturate dalle comunità nei tempi e luoghi diversi.
Il laboratorio ha una pretesa: quella di rendere gli studenti capaci di misurarsi con gli argomenti della pianificazione operativa e del suo governo per definire un diverso presente.
Alla conclusione del Laboratorio lo studente deve dimostrare di disporre delle conoscenze che gli consenta-no di strutturare il lavoro di costruzione del piano definendo la sequenza descrizione/interpretazione/prefigurazione/valutazione nel suo spessore scientifico, tecnico, amministrativo applicando sia la raccomandazione n. 11 dell’Agenda 2030 dell’ONU, che i programmi della Commissione Europea, in un ambiente urbano definito. Il tutto inserito in una prospettiva di pianificazione urbanistica adattiva.
Prerequisiti
Conoscere la lingua italiana.
Aver seguito il Laboratorio del primo semestre del prof. Alberto Ziparo, cui il corso è collegato.
Metodi Didattici
Il corso è articolato in cicli di lezioni teoriche, esercitazioni pratiche, revisioni collettive e discussioni, così strutturate:
a) le lezioni teoriche sono finalizzate a formare gli studenti sulle problematiche e sui contenuti dell’urbanistica storicizzandone la dinamica e a fornire altresì gli strumenti tecnici, concettuali e metodologici necessari per le applicazione di laboratorio
b) Le esercitazioni sono obbligatorie e finalizzate ad istruire gli studenti all’applicazione di alcuni strumenti disciplinari specifici e allo studio di una proposta progettuale nel campo della pianificazione urbanistica.
La frequenza al Laboratorio è obbligatoria. L’accertamento di frequenza è fatto durante lo svolgimento delle lezioni. Si considera utile, e vale anche ai fini della valutazione finale di accreditamento, una presenza non inferiore al 75% delle lezioni effettive. Sono esonerati da questo consiglio gli studenti lavoratori certificati come tali, che dovranno concordare con il docente coordinatore le modalità di organizzazione dello studio e della relativa esercitazione.
STUDENTI ERASMUS
Per gli studenti Erasmus provenienti dai Paesi a lingua spagnola, oltre a seguire regolarmente il corso, dovranno predisporre una esercitazione usando il seguente manuale:
I. Bentley, A. Alcock, P. Murrain, S. McGlynn, Hacia un diseño urbano y arquitectónico más humano. Manual Práctico, Gustavo Gili, Barcelona 1999.
Per gli studenti provenienti dai Paesi a lingua anglosassone, oltre a seguire regolarmente il corso, dovranno predisporre una esercitazione usando il seguente manuale:
I. Bentley, A. Alcock, P. Murrain, S. McGlynn, Responsive Environments. A manual for designers, Routledge, London 1985 (nuova edizione).
Altre Informazioni
L’organizzazione della didattica è mirata a che il processo di formazione e di sperimentazione necessario per sostenere l’esame avvenga durante lo svolgimento del Laboratorio.
Attraverso le modalità della didattica si intende fornire agli studenti:
a) una formazione culturale di base, affidata alle lezioni teoriche e allo studio della bibliografia e del glossario, reperibile sulla piattaforma moodle.
b) un’informazione tecnica di base, affidata prevalentemente alle lezioni delle discipline caratterizzanti, ai riferimenti tecnici forniti durante lo svolgimento del laboratorio, anche questi reperibili sulla piattaforma moodle.
c) una formazione di base di carattere applicativo, affidata all’esercitazione annuale di laboratorio, da svolgersi da soli o in gruppo di max 3 persone.
Modalità di verifica apprendimento
L’esame sarà orale (o scritto, su richiesta dello studente), con la presentazione di progetto urbanistico alla scala locale, nonché degli elaborati predisposti per l’esercitazione.
Nel caso di esercitazione di gruppo l’esame è individuale e verterà sugli argomenti trattati nelle lezioni teoriche e nella bibliografia, nonché sulla valutazione dell’esercitazione annuale.
Scopo dell’esercitazione è quello di addestrare lo studente verso alcuni fondamentali aspetti della pratica urbanistica corrente. Il suo svolgimento costituirà momento di verifica dell’apprendimento delle modalità, tecniche e nozioni della disciplina urbanistica connessa alla pianificazione generale e a quella operativa.
L’esercitazione del Laboratorio di Urbanistica è in genere inquadrata nei territori dei Comuni presi in considerazione nel primo semestre di questo anno accademico, salvo un diverso parere, gruppo per gruppo, da parte dei docenti.
Ogni gruppo di lavoro è composto da 2/3 studenti.
L’esercitazione sarà articolata in una serie di passaggi, di seguito elencati, che avranno lo scopo di guidare lo studente verso la comprensione delle tre grandi dimensioni che governano l’urbanistica:
- quella della descrizione
- quella dell'interpretazione
- quella della progettazione.
Metodo di lavoro.
Partendo dall’obiettivo principale, che è quello di applicare le indicazioni contenute nell’Agenda 2030, e facendosi guidare dai contenuti riportati all’art. 92 della LR 65/2014 e smi, i passaggi sono questi:
- FASE 0 (propedeutica) RACCOLTA DATI
Modalità di restituzione: dataset
Obiettivo: Creazione di un database geolocalizzato utile per lo svolgimento dell’esercitazione.
• raccolta shapefile
• catalogazione shape
La raccolta e la catalogazione degli shape file costituisce la base di lavoro su cui impostare le tavole e le fasi successive del lavoro, la finalità è quindi quella di definire e perfezionare una fase propedeutica che risulta indispensabile nella costruzione dei piani.
Elementi rilievo: comprendere quali informazioni spaziali sono rilevanti raccogliere e selezionarle rispetto alla finalità dei singoli lavori e delle singole tavole; comprendere la fonte dato rispetto alla reale corrispondenza spaziale; comprendere quale base cartografica utilizzare rispetto all’output e al tematismo; comprendere la differenza tra le geometrie editate e quelle originarie non modificate dalla fonte (ecc.).
- FASE 1 (Piano Strutturale – Statuto del territorio) PATRIMONIO TERRITORIALE
Modalità di restituzione: 1 Tavola.
Scale e inquadramenti a discrezione del gruppo e in relazione alle problematiche da affrontare.
Obiettivo: La tavola del patrimonio territoriale è un elaborato cartografico interpretativo che ha l'obiettivo di comunicare conoscenza sulla identità dei luoghi, attraverso l’evidenziazione del repertorio di regole che ne hanno costruito l'identità nel lungo periodo storico.
La costruzione della tavola è concepita come una operazione di selezione, di messa in relazione, di rappresentazione espressiva, di elementi e fenomeni territoriali di diversa natura: aspetti morfologici, relativi alla organizzazione agraria, relativi alla organizzazione insediativa, relativa ai processi storici di trasformazione. Si tratta dunque di una carta di sintesi che, a partire dai vari elementi precedentemente studiati, sviluppa un quadro interpretativo dell'area di studio.
Elementi rilievo: comprendere quali elementi sono da considerarsi patrimonio spaziale/territoriale per una comunità, comprendere la modalità di restituzione grafica della tavola considerando anche una gerarchia valoriale (tutti gli elementi che costituiscono patrimonio hanno lo stesso valore? È possibile restituire elementi di valore che risultano di difficile individuazione rispetto alla scala adottata per la rappresentazione); comprendere come impostare la legenda e quindi le categorie di raggruppamento tematico degli elementi che definiscono il patrimonio; comprendere le reali unicità del territorio di studio (rispondendo alle seguenti domande ci sono elementi/beni che per loro natura costituiscono patrimonio indipendentemente dal contesto territoriale di riferimento? quali sono gli elementi che caratterizzano il territorio di studio e che determinano una condizione di esclusività rispetto ad altri territori? ecc.), comprendere se l’attribuzione valoriale assegnata un elemento di patrimonio è esclusiva o se tale elemento può assumere letture/interpretazioni alternative.
- FASE 1 (Piano Strutturale – Strategie) STRATEGIE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Modalità di restituzione: 1 Tavola
Scale e inquadramenti a discrezione del gruppo e in relazione alle problematiche da affrontare.
Obiettivo: si tratta di elaborare uno schema che sintetizzi le linee strategiche di lungo termine, anch’esse parte integrante della pianificazione strutturale. Le strategie devono essere coerente con le regole statutarie disposte con la tavola del patrimonio. Inoltre, dovranno essere individuati obiettivi specifici da perseguire in risposta alle problematiche desumibili dai contenuti della tavola di analisi del degrado e delle criticità.
Elementi rilievo: comprendere quali elementi sono da considerarsi di criticità; comprendere su quali documenti di riferimento possono essere ricavate le informazioni per individuare le criticità; comprendere la natura della criticità: materiale vs immateriale (?), ambientale vs paesaggistica vs urbana vs governance (?); comprendere e valutare la condizione di degrado di aree urbane e rurali; comprendere se l’attribuzione valoriale assegnata ad un elemento di criticità è esclusiva o se tale elemento può assumere letture/interpretazioni alternative.
- FASE 2 – PIANO OPERATIVO
I gruppi dovranno svolgere la seconda parte prendendo a riferimento una porzione organica del comune concordata con i docenti e riferite al centro abitato e alle aree rurali, in un continuum definito dal TRANSETTO, ovvero una porzione di territorio lineare che comprenda sia il nucleo urbano nelle sue diverse componenti, dal centro storico alle espansioni, sia il territorio agricolo, passando per il confine tra i due ambiti (perimetro del territorio urbanizzato).
- FASE 2 (Piano Operativo) VINCOLI
Modalità di restituzione: 1 Tavola
• vincoli conformativi
• vincoli ricognitivi
Obiettivo: la carta è volta all’individuazione e alla rappresentazione dei vincoli disposti per via legislativa (ricognitivi e conformativi) e dei vincoli definiti dai piani sovraordinati (PIT/p regionale, PTC provinciale), che la pianificazione comunale deve obbligatoriamente accogliere. Le scelte strategiche del piano comunale dovranno tenerne conto ed essere compatibili con essi.
La carta si costruisce predisponendo una legenda che distingua i diversi tipi di vincolo, riportando le limitazioni territoriali comportanti ai fini dell’uso delle risorse e specificando i contenuti di ciascun vincolo, i riferimenti ai provvedimenti legislativi o ai piani che li definiscono e gli effetti che ciascuno di essi produce.
Le fonti da utilizzare sono gli stessi provvedimenti legislativi per i vincoli “conformativi”, i provvedimenti d’individuazione dei beni e territori interessati per quelli “ricognitivi”, i piani sovraordinati (PIT/p o PTC) o di settore per quelli urbanistici.
Potranno inoltre essere consultati anche gli strumenti di pianificazione locale, tenendo conto che in questi piani possono essere contenuti errori o inesattezze e che talvolta non sono specificate né la natura né l’origine dei vincoli riportati. In tal caso si dovrà fare attenzione ai vincoli disposti specificamente dalla pianificazione locale.
- FASE 2 (Piano Operativo) DISCIPLINA DEI SUOLI e DEI TESSUTI EDILIZI
Modalità di restituzione: 1 Tavola
a) Individuazione dell’urbanizzato
• analisi pianificazione attuativa (strumentazione urbanistica vigente)
• perimetro del territorio urbanizzato
b) Lettura e disciplina della città esistente
• individuazione TR invariante III
• definizione delle regole della città esistente
c) La città in trasformazione
• individuazione aree di recupero
• individuazione aree di espansione
• scheda norma aree di trasformazione
Obiettivo: in questa carta dovranno essere sviluppate le previsioni contenute nella sintesi della Tavola Strategie per lo sviluppo sostenibile (parte 1, punto d) in termini di piano urbanistico operativo (vedi l’art. 95 della LR 65/2014). Le previsioni dovranno essere coerenti con l’ideogramma strategico di progetto definito nel piano strutturale e rappresentarne l’attuazione operativa. La carta dovrà essere elaborata in forma di zonizzazione, articolando e classificando le aree secondo le regole prevedibili per gli interventi di tutela, modificazione, trasformazione dei tessuti urbani o delle zone individuate ritenute necessarie o compatibili con gli obiettivi strategici e la domanda emergente in riferimento alla tavola riguardante il sistema insediativo.
La carta è composta in tre parti e passaggi progettuali:
1) il perimetro del territorio urbanizzato: Nella carta dovrà essere disegnato il perimetro del territorio urbanizzato così come definito nell’articolo 4 (comma 3 e 4) della LR toscana 10.11.14 n. 65. Il perimetro del territorio urbanizzato rappresenta il dispositivo spaziale di maggior rilievo introdotto dalla LR 65/2014, il perimetro comprende l’urbanizzato esistente, le aree soggette a pianificazione attuativa convenzionata e i margini urbani che possono essere inseriti in una visione progettuale di riqualificazione urbana. (Si precisa che la legge regionale prevede la definizione del perimetro del territorio urbanizzato nel Piano Strutturale, ma per esigenze connesse alla dinamica formativa del corso la tematica è stata “impropriamente” inserita nella pianificazione operativa)
2) la città esistente: con quest’analisi si dovranno studiare le regole che sono alla base della configurazione morfologica del tessuto urbano e delle sue parti. Dovranno essere individuate e studiate le regole di formazione e trasformazione dell’impianto urbanistico emergenti dalla dinamica evolutiva, dalle relazioni funzionali e sociali affermatesi nelle successive fasi di sviluppo. Dovranno in particolare essere analizzate le diverse componenti degli spazi liberi/inedificati e le tipologie del tessuto urbanizzato (identificati nella Invariante strutturale III come TR/TPS) secondo l’Abaco regionale del PIT/p, che ne costituiscono la tessitura, e le loro aggregazioni in tessuti coerenti o meno. Dall’individuazione delle regole esistente è richiesto un passaggio ulteriore con la definizione delle regole future, si richiede di precisare in forma generale la disciplina delle tipologie del tessuto urbanizzato TR/TPS rispetto alle destinazioni d’uso ammissibili e alle categorie d’intervento (dpr 380/01)
3) la città in trasformazione: il primo step consiste nell’individuazione delle aree libere, degradate, dismesse ed inutilizzate su cui possa essere ipotizzato un percorso di riqualificazione o rigenerazione urbana. A ognuna delle aree individuate, corrisponderà pertanto una specifica norma per l’attuazione delle previsioni, alcune delle quali saranno da sviluppare in modo approfondito e puntuale. Quelle da sviluppare in modo puntuale dovranno essere scelte preferenzialmente fra le aree con maggior potenzialità di riqualificazione urbana, anche in funzione all’insediamento di servizi pubblici collettivi aree destinate a verde pubblico e/o alla formazione di parchi urbani, edifici pubblici di rango elevato rivolti alla collettività, aree di reperimento di standard urbanistici in zone carenti, pur ricomprendendo progettualità rivolte a nuova residenzialità che può essere declinata in parte in chiave social housing o ERP. L’articolazione delle prescrizioni per le aree di trasformazione dovrà essere sviluppata in una apposita scheda norma.
- FASE 2 (Piano Operativo) IL TERRITORIO RURALE
Modalità di restituzione: 1 Tavola
• analisi PTCP
• individuazione nuclei rurali
• individuazione morfotipi invarianti IV
• schedatura patrimonio edilizio di valore storico e testimoniale
Obiettivo: nella carta sono individuate e classificate le aree nelle quali sono identificabili comportamenti territoriali e funzionali omogenei individuati come morfotipi relativi all’invariante strutturale IV del PIT/p. L’articolazione in morfotipi è individuata in riferimento alle regole che le varie parti del territorio esprimono in termini di possibilità di trasformazione/tutela, regole di garanzia costituenti uno dei requisiti fondamentali delle invarianti strutturali.
Inoltre, tali regole costituiscono la cornice di riferimento entro cui dovranno essere definite le possibilità di trasformazione del patrimonio edilizio in area agricola. Questo sarà definito attraverso l’elaborazione di alcune schede –tipo in cui analizzare le caratteristiche paesaggistiche, storico-architettoniche e insediative del toponimo per esprimere valori di riferimento per le azioni – interventi fisici e funzioni compatibili – ritenute necessarie o possibili all’interno del resede di riferimento.
Programma del corso
Secondo l’attuale normativa che regola il sistema delle professioni i laureati triennali in pianificazione (art. 16, comma 5, lettera b, del DPR 328/01) svolgeranno «1) attività basate sull’applicazione delle scienze volte al concorso e alla collaborazione alle attività di pianificazione; 2) la costruzione e gestione di sistemi informativi per l’analisi e la gestione della città e del territorio; 3) l’analisi, il monitoraggio e la valutazione territoriale ed ambientale; 4) procedure di gestione e di valutazione di atti di pianificazione territoriale e relativi programmi complessi».
Non c’è una attività specifica di progettazione urbanistica, ma essa è implicita. Per questo il Laboratorio di Urbanistica sarà indirizzato a svelare questo “riferimento implicito” che è necessario conoscere e quantomeno saper utilizzare (nei suoi presupposti teorici, tecnici, normativi e strumentali) per una buona formazione di un sapere specialistico indirizzato alla progettazione urbanistica. Infatti la progettazione diventa essenza centrale delle competenze del laureato magistrale che, tra l’altro, indica come competenze professionali anche le «strategie, politiche e progetti di trasformazione urbana e territoriale» (art. 16, comma 2, lettera c, DPR 328/01), che sono proprio il fulcro centrale del Corso.
Per dirla con le parole di Jonathan Barnett. tutto ruota intorno all’edificio: il ruolo del pianificatore è quello di «designing cities without designing building» (1974:29); quello dell’architetto più semplicemente di «building designer».
Il pianificatore urbanista, comunque, non deve dimenticare, come ricorda G. Astengo, che bisogna sempre «demandare ad ogni piano di area vasta o d’insediamento urbano la precisa definizione degli obiettivi generali e specifici delle operazioni che il piano intende realizzare. Obiettivi, questi, che solo con la concretezza della realtà dei luoghi cessano di essere generici, per assumere sostanziosa pregnanza rispetto alla specificità delle situazioni locali» (1991:318). Cioè deve esserci un collegamento non banale tra grandi strategie d’azione e la minuta progettualità operativa locale: l’una non sta senza l’altra e viceversa.
Di questo tratterà il corso, che è formalmente collegato con il Laboratorio del primo semestre tenuto dal prof. Alberto Ziparo, che ha esplorato gli aspetti conoscitivi e programmatici e quelli del diritto e delle regole propri del livello della pianificazione strutturale. Questo corso tratterà gli aspetti della pianificazione operativa. Per questo motivo la finalità del Laboratorio di Urbanistica è quella di contribuire alla formazione di un sapere specifico per la progettazione del “piano” nelle forme e nei contenuti del quadro normativo e legislativo nazionale e regionale, con particolare riferimento alle diverse modalità di azione: strutturale vs operativo, strategico vs progetti, vision vs masterplan.
L’organizzazione è fatta di lezioni frontali e da discussioni in aula sulle esercitazioni in progress che tutti gli studenti devono predisporre su un caso reale in continuità con l’esercitazione del primo semestre, salvo diverso accordo con i docenti, gruppo per gruppo.
I territori italiani stanno vivendo una fase del tutto nuova. Dopo alcuni decenni in cui città e paesi hanno accompagnato un ciclo economico sostanzialmente espansivo, tradotto in una progressiva estensione dei territori urbanizzati, finalmente si volge lo sguardo all’esistente e a quello che si è patrimonializzato. La lunga crisi pandemica legata al Covid-19 hanno accentuato questo processo e tendenzialmente reso irreversibile.
Ormai è chiaro che non si può più contare sui fattori tradizionali di crescita e di trasformazione urbana de-terminati dalla propensione privata agli investimenti, prevalentemente immobiliari, e dalle ricadute che tali investimenti potevano generare sui singoli territori. Nel futuro, in regime di risorse scarse e in risposta all’uscita dalla pandemia, riuscirà a emergere chi sarà in grado di proporre fattori di qualità piuttosto che di quantità e soprattutto chi riuscirà a mobilitare e a governare nuovo reddito nei territori urbanizzati e nei territori aperti. Reddito attivato in nuove forme intelligenti di interpretazione dei luoghi e con un nuovo obiettivo generale: la transizione ecologica che è sostanzialmente fatta da più transizioni: digitale e tecnologica, verde e circolare, sociale ed economica. Il doppio paradigma entro cui si colloca la contemporaneità è, da una parte, quello della rigenerazione attraverso molteplici forme di recupero, riqualificazione, rivitalizzazione, riabilitazione, ristrutturazione di quello che ha perso senso nell’evoluzione del trend economico e sociale; e, dall’altro, quello deve essere inclusivo, generativo, coesivo e armonico dello sviluppo e della crescita economica, in una logica di impatto, cioè del principio “Do Not Significant Harm”, quindi che non provoca danni all’ambiente. In fin dei conti cominciare ora a delineare un diverso presente, che nella proposta del corso deve avere come punto di riferimento il cosiddetto “Natural and Cultural Based Solutions”.
Le aree urbane, specialmente quelle più grandi, sono centri di idee, cultura, produttività, sviluppo sociale, umano ed economico, ma la maggior parte delle attività che vi si svolgono rappresentano sorgenti dirette o indirette di immissione di gas alteranti nell’atmosfera, rendendole i principali responsabili del cambiamento climatico. Allo stesso tempo risultano gli organismi più vulnerabili agli impatti degli eventi naturali – come il Covid-19 ha dimostrato – che ne derivano, sia a livello economico che in termini di salute e perdita di vite umane. Questo dato sottolinea l’importanza di un intervento in termini di adattamento e mitigazione al cambiamento climatico, ma che di ripensamento dei cicli di vita dei prodotti e all’economia circolare, con il fine di poter rendere la città e il territorio entro cui è inserita più resiliente.
Come può la disciplina urbanistica contribuire a questo passaggio di sostenibilità basato sui due paradigmi e i due principi prima indicati? Come possiamo noi applicare le raccomandazioni dell’ONU (17 goals) trasferite nella cosiddetta Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile? In particolare la raccomandazione (goal) n. 11: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili?
La strada che la Commissione Europea ci indica è quella di una robusta rivoluzione culturale indirizzata verso il Green Deal, che delinea una nuova strategia per la crescita che porti i Paesi Europei ad essere climaticamente neutrali entro il 2050, riducendo le emissioni e creando posti di lavoro in questo settore economi-co, basato su una transizione verde e inclusiva che contribuirà a migliorare il benessere delle persone e a trasmettere un pianeta sano alle generazioni future.
Al contempo la Commissione Europea indica altre due strade da percorrere per completare la rivoluzione culturale ed economica: quella di un New European Bauhaus e quella di un programma d’azione possibile la Next Generation EU.
Lo stesso Governo Italiano ha fatto proprie queste indicazioni della UE adottando queste strategie, prima con un apposito Ministero, quello della transizione ecologica, e poi con le indicazioni delle sei missioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
In tutto ciò la disciplina urbanistica è centrale, perché interseca la costruzione delle regole generali e strutturali con la loro messa in opera attiva e con il loro governo pubblico. Alla base della disciplina urbanistica, infatti, vi è la consapevolezza che la limitazione delle possibilità soggettive di modificare il soprasuolo, a favore di una regolamentazione affidata ai pubblici poteri, consente di perseguire un maggior bene collettivo. I metodi e gli strumenti sono vari e dipendono dalle culture maturate dalle comunità nei tempi e luoghi diversi.
Il laboratorio di urbanistica tratterà questi temi di gestione urbana dei territori della contemporaneità con un approccio attento alla transizione ecologica (come prima delineata), cioè basato su un’etica della responsabilità, con l’obiettivo di andare incontro a un futuro sostenibile, mantenendo gli equilibri planetari associati ai giusti equilibri armonici tra uomo e natura.
Il laboratorio ha una pretesa: quella di rendere gli studenti capaci di misurarsi con gli argomenti della pianificazione operativa e del suo governo per definire un diverso presente.
Alla conclusione del Laboratorio lo studente deve dimostrare di disporre delle conoscenze che gli consentano di strutturare il lavoro di costruzione del piano definendo la sequenza descrizione/interpretazione/prefigurazione/valutazione nel suo spessore scientifico, tecnico, amministrativo applicando sia la raccomandazione n. 11 dell’Agenda 2030 dell’ONU, che i programmi della Commissione Europea, in un ambiente urbano definito. Il tutto inserito in una prospettiva di pianificazione urbanistica adattiva.
Il programma è concepito in modo integrato e non distingue pertanto i programmi dei singoli moduli didattici ed ha come obiettivo la prefigurazione di predisporre le linee di un piano operativo, come esperienza di progettazione urbanistica, e le sue norme tecniche attuative.
Gli argomenti trattati sono i seguenti:
A) l’urbanistica contemporanea: i presupposti e le pratiche
- Perché pianificare le azioni di intervento nel territorio e negli insediamenti
- Urbanistica come progetto politico: programmare, pianificare, normare
- I materiali dell’urbanistica: Natura, Forma e Linguaggio della disciplina
- Il dispositivo tecnico del piano: la quadripartizione quadro conoscitivo/parte statutaria/parte strategica/disciplina di piano e i contenuti tecnici (dimensionamento e ripartizione)
- Il dispositivo tecnico del piano: l’articolazione normativa
- La selezioni degli obiettivi attraverso l’ascolto sociale
B) il piano come infrastruttura decisionale e guida alla trasformazione fisico-economica-sociale in una prospettiva di sostenibilità ambientale, sociale, economica
- Il ruolo dei soggetti e i processi partecipativi
- Il piano come progetto di sviluppo locale
- Il piano come strumento di garanzia di sostenibilità, resilienza e adattabilità
- Il monitoraggio come fase di controllo sociale
- L’Agenda urbana 2030 dell’ Onu e l’Agenda urbana italiana
- La transizione ecologica dell’UE e i programmi d’azione
- L’approccio basato sulle soluzioni naturali e culturali
- Le questioni inerenti il preservare il suolo e l’impostazione della rendicontazione e della presa di coscienza dei danni che le azioni di trasformazione determinano.
Obiettivi Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile
Questo insegnamento concorre alla realizzazione degli obiettivi ONU dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, e specificatamente: Goal 11 - Città e comunità sostenibili, Goal 13: Lotta contro il cambiamento climatico, Goal 3: Salute e benessere.
Come può la disciplina urbanistica contribuire a questo passaggio di sostenibilità basato sui due paradigmi e i due principi prima indicati? Come possiamo noi applicare le raccomandazioni dell’ONU (17 goals) trasferite nella cosiddetta Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile? In particolare la raccomandazione (goal) n. 11: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili?
La strada che la Commissione Europea ci indica è quella di una robusta rivoluzione culturale indirizzata verso il Green Deal, che delinea una nuova strategia per la crescita che porti i Paesi Europei ad essere climaticamente neutrali entro il 2050, riducendo le emissioni e creando posti di lavoro in questo settore economi-co, basato su una transizione verde e inclusiva che contribuirà a migliorare il benessere delle persone e a trasmettere un pianeta sano alle generazioni future.
Al contempo la Commissione Europea indica altre due strade da percorrere per completare la rivoluzione culturale ed economica: quella di un New European Bauhaus e quella di un programma d’azione possibile la Next Generation EU.
Lo stesso Governo Italiano ha fatto proprie queste indicazioni della UE adottando queste strategie, prima con un apposito Ministero, quello della transizione ecologica, e poi con le indicazioni delle sei missioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
In tutto ciò la disciplina urbanistica è centrale, perché interseca la costruzione delle regole generali e strutturali con la loro messa in opera attiva e con il loro governo pubblico. Alla base della disciplina urbanistica, infatti, vi è la consapevolezza che la limitazione delle possibilità soggettive di modificare il soprasuolo, a favore di una regolamentazione affidata ai pubblici poteri, consente di perseguire un maggior bene collettivo. I metodi e gli strumenti sono vari e dipendono dalle culture maturate dalle comunità nei tempi e luoghi diversi.
Il laboratorio di urbanistica tratterà questi temi di gestione urbana dei territori della contemporaneità con un approccio attento alla transizione ecologica (come prima delineata), cioè basato su un’etica della responsabilità, con l’obiettivo di andare incontro a un futuro sostenibile, mantenendo gli equilibri planetari associati ai giusti equilibri di coevoluzione tra uomo e natura.